Apnea
“Prima ero povera, ma ora è molto peggio di prima”. Sono le parole di Hadjia, una delle oltre 200.000 persone costrette a vivere nei campi per sfollati interni in Ciad, dopo che a ottobre il Paese è stato colpito da una delle peggiori alluvioni della sua storia. In poche settimane l’acqua ha inondato case, scuole, ospedali e campi coltivati, trasformando persone, con vite già umili, in sfollati senza più nulla, intrappolati in una condizione di estrema povertà e totale incertezza del futuro. Quanto accaduto in Ciad è un esempio delle conseguenze di quello che oggi abbiamo imparato a conoscere come “cambiamento climatico”: desertificazione, alluvioni, inverni sempre più caldi e brevi, estati lunghe e torride, e stagioni delle piogge sempre più violente.
Il Ciad è la perfetta rappresentazione della linea di confine tra quello che era e quello che sarà, immagine simbolo di un mondo futuro che rischia di vivere in “Apnea”. Nel suo racconto fotografico Fausto Podavini ha documentato la storia di Hadjia e di altre persone come lei, insieme al lavoro che Medici Senza Frontiere fa per fornire assistenza sanitaria nei campi per sfollati in Ciad. Storie di acqua e sabbia, e di chi, nella furia di questi due elementi è rimasto intrappolato, sospeso.
Orari di apertura della mostra: venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 20.
Apertura straordinaria prevista il 1° novembre.