Gli abitanti di Arlecchinia
Gli abitanti di Arlecchinia, atto unico in forma di monologo, è il cavallo di battaglia di Claudia Contin Arlecchino dal 1991, data del debutto a Roma di questo copione. Una gustosa dimostrazione d’attore che ha il pregio di far conocere la Commedia dell’arte attraverso la presentazione dei suoi personaggi più famosi. Dalle fonti storiche e iconografiche alle risonanze antropologiche dei linguaggi comportamentali delle maschere italiane, l’autrice ricava strumenti originali di re-invenzione del comportamento dell’attore e del coinvolgimento del pubblico. Attraverso il percorso visivo, organizzato dall’autrice in schede didattiche, è possibile cogliere gli insegnamenti e i messaggi delle favole contenute ne Gli abitanti di Arlecchinia.
Il testo, pubblicato per la prima volta nel 1999, ha già visto numerose ristampe e traduzioni – in spagnolo e inglese – che ne hanno fatto una guida di riferimento sul lavoro dell’attore per la Commedia dell’arte in diverse nazioni. A distanza di vent’anni, questa nuova edizione propone un ampio aggiornamento arricchito dai materiali forniti da ricercatori e fotografi che hanno documentato la lunga tournée intercontinentale dello spettacolo e dei laboratori teatrali collegati.
La presentazione rientra in “Maschere a confronto”, sette giorni di incontri, proiezioni e presentazioni, dal 20 al 26 luglio 2024, dedicati a due grandi attori che hanno fatto dell’uso della maschera “tra Oriente e Occidente” una delle loro principali linee di ricerca. Entrambi hanno viaggiato tra la tradizione della Commedia dell’Arte e quella del Topeng balinese, entrambi sono italiani: Duccio Bellugi Vannuccini, in realtà italo-francese, attore storico del Théâtre du Soleil, la celebre compagnia parigina diretta da Ariane Mnouchkine, e Claudia Contin Arlecchino, fondatrice di Porto Arlecchino.
Terzo appuntamento del 2024 proposto dal Teatro tascabile di Bergamo per il Monastero del Carmine dopo “SANE Stories About a New Europe” e “Gli orienti di Artaud”, “Maschere a confronto” dedica una settimana di intenso lavoro, come vuole la neonata “tradizione” delle proposte del Teatro tascabile di Bergamo per il Carmine, alla Maschera e al suo secolare utilizzo nel teatro orientale e occidentale, un momento di riflessione e scavo su un tema specifico estremamente rilevante nella storia e nella pratica teatrale.
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